Nuovi orizzonti per Casa Maìn
Notizie positive provenienti dalla comunità di Macomer, che quest’anno ha riaperto i battenti di Casa Maìn, un confortevole appartamento di 300mq ristrutturato per accogliere dieci minori dai 6 ai 18 anni provenienti da ogni angolo d’Italia. Sono stati predisposti con cura non sono solo gli spazi interni, ma anche una parte di quelli esterni riservati allo svago degli ospiti e una biblioteca fornita da 200 volumi. Un grande e unico intento ha guidato questo lavoro: permettere ai ragazzi di maturare e sviluppare le loro potenzialità in un luogo di crescita sicuro ed educante, con libero accesso a svariate risorse.
La comunità alloggio, ospitata nello stabile delle Figlie di Maria Ausiliatrice, all’interno della pineta Albano di Macomer, è stata realizzata dalla Fondazione Madonna del Rosario di Villacidro con l’aiuto dei fondi dell’otto per mille. La Fondazione, nata nel 2012, è impegnata nei diversi campi del volontariato e della solidarietà anche attraverso tre comunità terapeutiche a servizio di coloro che combattono la tossicodipendenza. Ma esistono anche altri loro esempi di attività sociale, quali le comunità di alloggio per anziani e sofferenti mentali, gestite sempre sotto la loro supervisione.
“È compito della Chiesa infatti prendersi cura dei piccoli e accompagnarli nella crescita,” sono queste le parole di Don Angelo Pittau, presidente della Fondazione, “pensiamo Casa Maìn una comunità educante, aperta al territorio, capace di educare al sentimento, alle emozioni, alla giustizia e alla libertà. Dopo la tragica vicenda del giovane Manuel Careddu, abbiamo scelto di allargare gli spazi della carità e fare qualcosa per i minori del territorio”.
Sr Antonella Terravecchia, Direttrice fino a pochi giorni fa della Casa, ha presenziato, anche a nome dell’ispettoria alla cerimonia d’apertura, e ha gentilmente risposto ad alcune domande riguardo l’evento.
INTERVISTA A SR ANTONELLA TERRAVECCHIA
Come è stata l’esperienza? È stata una soddisfazione vedere i vostri sforzi prendere una forma concreta con Casa Maìn?
La struttura [di Casa Maìn] esisteva già da circa sei anni. Quando sono arrivata a Macomer nel 2015, era ancora aperta come ambiente di accoglienza per mamme e bambini. Purtroppo non abbiamo potuto continuare questa attività, per cui l’abbiamo dovuta sospendere per rimetterci alla ricerca di altre risorse o persone disposte a far ripartire un’iniziativa.
Faccio un salto agli ultimi due anni, a quando abbiamo incontrato la Fondazione Madonna del Rosario, il cui presidente è un sacerdote molto in gamba di nome Don Angelo Pittau. Data la grandissima esperienza che si porta alle spalle, specie in ambito accoglienza, finalmente siamo riusciti a progettare con lui l’apertura di questa casa, che appunto, è diventata un’ambiente pensato per minori a rischio. C’è voluto molto tempo, in particolare per tutte le pratiche burocratiche che queste realtà necessitano, ma finalmente siamo riusciti a ristrutturare un po’ la casa e rimetterla in servizio per questi ragazzi.
Fra le tante, quali sono state le state le ragioni principali che vi hanno spinto alla realizzazione di questa comunità di alloggio? Grazie a chi è stato possibile tutto questo?
Sostanzialmente, ci troviamo con case molto ampie che però, sono vuote. Le opere che c’erano prima sono state chiuse – o comunque non risultavano più rispondenti ai tempi odierni -, per cui ci vediamo nella necessità di dover ripensare ad opere che possono essere svolte attualmente, ed ospitare chi ne ha più bisogno nelle nostre strutture. Lì dov’è possibile, vogliamo offrire anche una collaborazione, poiché per noi, da sole, la gestione di queste attività può diventare difficile. Questo ci ha permesso di aprirci ad una nuova modalità di concretizzazione, ben più rispondente alle esigenze della chiesa al giorno d’oggi.
I ragazzi come si stanno ambientando nella loro nuova abitazione?
Ho fatto ritorno quando sono arrivati i primi bambini, tre per la precisione, di cui uno in età di elementari. Ho saputo di recente, proprio in questa settimana a dire il vero, che è stato accolto il primo giovane residenzialmente. Sono molto contenta perché, oltre ad essere una bella presenza per questi giovani, rappresenta per loro un importante sostegno. Ho fatto ritorno tenendomi nel cuore questa gioia.
Perchè “Casa Maìn”? Che cosa significa questo nome?
Maìn, è il nome con cui da giovane era chiamata la nostra confondatrice, Maria Domenica Mazzarello. Con questo nome, abbiamo voluto affidare a lei il cammino di questi ragazzi che frequenteranno la casa. Che possa proteggerli ad ogni passo della loro via, in altre parole.